martedì 29 marzo 2011

IMPEGNO SULLA LEGALITA': GLI ALUNNI DELLA ELEMENTARE NOVELLI INCONTRANO IL GIUDICE TERESI MAGISTRATO ANTIMAFIA

Monreale 25 Marzo 2011


E' stato promosso stamane dalla Scuola Elementare Pietro Novelli di Monreale, un incontro sulla legalità, dove è stato ospite il magistrato antimafia Vittorio Teresi del Tribunale di Palermo.
Alla manifestazione dove vi hanno preso parte gli alunni dell'istituto, erano presenti fra gli altri l'assessore Comunale Nazzareno Salamone e il dirigente scolastico Prof. Stefano Gorgone. Nel corso dell'incontro i bambini hanno posto delle domande al giudice  che saranno inserite nel Pon.


“Siamo disponibili ad avviare tutte le forme di collaborazione – ha dichiarato l'Assessore Nazareno Salamone- utili a formare le coscienze dei nostri ragazzi che si devono formare su sani principi ispirati alla correttezza e al rispetto della legalità”. La manifestazione ha visto il coinvolgimento oltre che delle docenti che avevano partecipato ai progetti e di numerose mamme che hanno apprezzato l'iniziativa

mercoledì 23 marzo 2011

UN BENE DESTINATO AL BOSS SIINO DESTINATO AL PATRIMONIO DEL COMUNE DI MONREALE SARA' TRASFERITO AL CONSORZIO "SVILUPPO E LEGALITA' "


Un vasto appezzamento di terreno (esteso oltre 20 mila metri quadrati), situato in contrada Montaperto (territorio di Monreale) confiscato dallo Stato, al boss Angelo Siino e destinato dall’Agenzia del Demanio  al patrimonio del Comune di Monreale, sarà definitivamente consegnato al Consorzio "Sviluppo e Legalità" che lo utilizzera per finalità sociali, ovvero per la realizzazione di un progetto agricolo che possa creare allo stesso tempo opportunità di lavoro e sviluppo del comprensorio, così come e avvenuto per altre numerose aziende agricole dove oggi vi lavorano numerose cooperative di giovani che producono vini, pasta ed altri manufatti.


- " Con questo atto - ha dichiarato l'Assessore ai Beni Confiscati Salvino Caputo - intendiamo imprimere un impulso operativo nella gestione e utilizzo dei beni confiscati alla mafia, intendiamo imprimere un impulso operativo nella gestione ed utilizzo dei beni confiscati alla mafia per creare sviluppo e occupazione, considerato che, in passato ci sono state numerose esperienze concrete.
" Infatti – ha concuso - se oggi ci sono società, cooperative sociali ed associazioni come Libera, Placido Rizzotto, Elios, Eden e tante altre che lavorano in aziende ed esportano i loro prodotti all’estero è proprio grazie alla fiducia  che le istituzioni hanno avuto, nel rendere produttivi questi beni che per anni e anni erano rimasti inutilizzati e completamente abbandonati”.
La notizia è stata accolta con grande entusiasmo dal neo presidente del Consorzio Sviluppo e Legalità Salvatore Graffato, il quale ha dichiarato che: - “il nostro obiettivo è quello di continuare a portare avanti una strategia della legalità che si coniughi con quella dello sviluppo del nostro territorio al fine di continuare a creare alternative lavorative per i nostri giovani”.

martedì 22 marzo 2011

IL CALENDARIO DELLA LEGALITA'

                                                       I
I RAGAZZI DEL LICEO SCIENTIFICO "  E. BASILE " REALIZZANO IL CALENDARIO DELLA LEGALITA' 
"La  Giornata della Legalità" è l'iniziativa promossa dal  "Gruppo Continuità" costituito dalle scuole di Monreale: "Il Girasole" , "Francesca Morvillo", "Pietro Novelli", Istituto Antonio Veneziano", "Istituto Gugliemo II°", "Istituto Monreale II°",  Scuola Media Annessa all'Istituto d'Arte "Mario D'Aleo" ed il Liceo "Emanuele Basile".
La manifestazione si è svolta presso l'Aula Consiliare del Complesso Monumentale Guglielmo II° alla presenza del Sindaco Filippo Di Matteo, del Presidente del Consiglio Alberto Arcidiacono, del capitano dei Carabinieri Vincenzo Di Stefano, del Maresciallo dei Carabinieri Francesco Paolo Mineo  e dei dirigenti scolastici Prof. Luigi Caracausi, Prof. Stefano Gorgone e Prof.ssa Rosa Sinagra  e di alunni ed insegnanti di tutte le scuole monrealesi.


Dopo il saluto del Sindaco Filippo Di Matteo che ha invitato tutti gli studenti a visitare i beni confiscati alla mafia affidati al Comune di Monreale che a sua volta li ha affidati a cooperative sociali ed imprenditoriali  trasformati in aziende produttive dove sono impegnati lavorativamente numerosi giovani.

Ciascun istituto scolastico ha presentato i propri lavori, cartelli, filmati, stampe di magliette e di altro materiale sulla legalità.
Maggior attenzione ha ricevuto il lavoro realizzato dagli studenti del Liceo Scientifico "Emanuele Basile " , un calendario che porta il titolo " 365 GIORNI DI IMPEGNO CONTRO LE MAFIE " , calendario illustrato dallo studente Luca La Mantia che unitamente agli altri compagni  e coordinati dal loro insegnante Prof. Giuseppe Genzardi lo hanno realizzato.

Nel Calendario sono riportate alcune frasi importanti ed i nomi dei 700 caduti per mano mafiosa tra cui Giovanni Falcone  e Paolo Borsellino.

Un ricordo particolare è stato rivolto ai due Capitani dei Carabinieri  Emanuele Basile e Mario D'Aleo che alla guida del Comando Carabinieri di Monreale stavano conducendo una battaglia spietata contro i boss di "cosa nostra" e per questo trucidati;fra i caduti, uomini della scorta tra cui sono stati ricordati gli appuntati Pietro Morici  e Giuseppe Bommarito.
La presidenza del Consiglio Comunale si è impegnata a finanziare la stampa del calendario della legalità, il Presidente del Consiglio Alberto Arcidiacono ha assicurato la stampa del calendario che verrà distribuito all'inizio del nuovo anno scolastico.

venerdì 18 marzo 2011

IL BENE DI VITO BRUSCA TORNI AL COMUNE!





" L'immobile confiscato a Vito Brusca ed assegnato al Consorzio Sviluppo e Legalità sia nuovamente assegnato al patrimonio disponibile del Comune di Monreale per essere destinato a finalità sociali ed assistenziali" .
Lo chiede Salvino Caputo, vice sindaco di Monreale con delega ai beni Confiscati alla Mafia, che ha chiesto al presidente del Consorzio, Salvo Graffato di restituire al Comune l'immobile.
" Bisogna salvarlo dallo stato di inutilizzo e abbandono nel quale al momento si trova - dice ancora Caputo - La struttura oltre 10 anni fa fu assegnata alla cooperativa Helios che la destinò a finalità assistenziali in favore di minori abbandonati. Fondati motivi familiari hanno indotto il presidente dell'Associazione a lasciare l'immobile e quindi restituirlo al Consorzio. Negli ultimi mesi la struttura ha subito danneggiamenti e furti, con asportazione della intera veranda e di alcuni mobili, al punto che il Consorzio si è visto costretto ad affidare l'immobile alla cooperativa Placido Rizzotto, in regime di custodia.
Il Comune di Monreale - continua il vice sindaco - ha dimostrato in tempi brevi di utilizzare tutti i beni confiscati ed assegnati ai nostri uffici. Vi sono cooperative sociali pronte a gestire il bene con le stesse precedenti finalità".
Intanto l'ufficio speciale per i Beni Confiscati del Comune ha già predisposto l'atto deliberativo. " credo che la capacità di gestire il patrimonio dei boss di "cosa nostra" - conclude Caputo - sia ol miglio modo di rispondere a beghe e polemiche sterili". 

" UN GRAFFITO ALLA MEMORIA " - MARIO D'ALEO

NEL PERENNE RICORDO DELLE VITTIME DI MAFIA








MARIO D'ALEO

Nato a Roma 16 febbraio del 1954, dopo avere conseguito il diploma di maturità scientifica all'età di 18 anni entra all'Accademia Militare di Modena il 22 ottobre 1973, quale allievo ufficiale dei Carabinieri, in data 1 settembre 1975, conseguendo il grado di sottotenente, e dopo aver comandato reparti in diverse zone dell'Italia del nord, veniva promosso capitano il 1° gennaio 1979.
Nel maggio del 1980, il Comando Generale dell'Arma, riconoscendo in Lui qualità di elevata capacità investigativa, lo destina a comandare la Compagnia Carabinieri di Monreale che il precedente 4 maggio 1980 era stata colpita dalla mafia con l'uccisione del Capitano Emanuele Basile.
Egli accettò con molto entusiamo ed il 28 maggio 1980 assume il comando.
Dimostrò subito le sue qualità, prima di tutto umane, infatti cercò subito di rompere il " muro " che divideva la popolazione dalla caserma dei Carabinieri, stabilendo contatti personali con tutti i ceti della gente, poi iniziò il suo lavoro di investigatore che produsse diverse vittorie sul fronte della " mafia " a quell'epoca molto agguerrita, lavoro che lo portò ad individuare l'organigramma del nuovo vertice corleonese.
Fu proprio il suo lavoro che spinse la mafia a condannarlo a morte, il 13 giugno del 1983 lo squadrone della morte apre il fuoco in Via Cristoforo Scobarfu  e trucidato a colpi d'arma da fuoco, insieme ai suoi fidati collaboratori il carabiniere Pietro Morici e l'appuntato Giuseppe Bommarito.
A lui la Medaglia d'oro al valor Civile alla Memoria con la seguente motivazione: " In servizio in una Compagnia Carabinieri operante in zona ad alto indice di criminalità organizzata, pur consapevole dei gravi rischi cui si esponeva, con elevato senso del dovere e sprezzo del pericolo svolgeva tenacemente opera intesa a contrastare la sfida sempre più minacciosa delle organizzazioni mafiose. Barbaramente trucidato in un proditorio agguato tesogli con efferata ferocia, sacrificava la sua giovane vita in difesa dello Stato e delle Istituzioni. Palermo, 13 giugno 1983".

GIUSEPPE BOMMARITO

Nato a Balestrate il 14 luglio 1944, dopo aver completato la scuola dell'obbligo  ed avere esercitato per quanche anno il mestiere di idraulico, nel 1964 si arruola nell'Arma dei Carabinieri e dopo varie destinazioni giunge a Monreale nell'anno 1972, era coniugato e padre di tre bambini.
PIETRO MORICI

Nato a Valderice il 21 agosto del 1956, dopo aver completato la scuola dell'obbligo, ed aver svolto attività di rappresentante per una ditta di dolciumi, si  arruola nell'Arma dei Carabinieri e giunge a Monreale nel 1978.


Il 13 giugno del1985 l'Istituto d'Arte di Monreale con il Preside Salvatore Scuderi, è stato intitolato al Capitano dei Carabinieri Mario D'Aleo, trucidato dalla mafia insieme a all'appuntato Giuseppe Bommarito ed al carabiniere Pietro Morici.
Nel 1994, il preside dello stesso istituto, Prof. Carlo Monasta rafforza la memoria della scomparsa del Cap. M.D'Aleo e dei suoi collaboratori, nel suo 11° anniversario " con un progetto di "Educazione alla Legalità" con il contributo della Regione Siciliana (legge n° 51/80 ) "Un Graffito alla Memoria".
Nel catalogo pubblicato per quell'occasione così si legge: " tra poco più di un anno ci sarebbe stata la ricorrenza del primo decennale della morte di quegli uomini che lavoravano per il rispetto della giustizia, le cui vittime purtroppo in questa Sicilia si sommano come le date delle ricorrenze, ma di cui spesso non resta neanche la memoria. Una memoria storica della quale è giusto che i giovani ne siano gli eredi e la sentano dentro di loro, perchè questa, non appartiene solo agli uomini maturi, ma anzi sono loro che hanno il compito di educare i giovani, affinchè non si perda. La memoria è storia, di cui va lasciata il segno in tutti i modi possibili, e l'espressione artistica, con il suo linguaggio, sa bene tradurre ed interpretare la memoria e la storia con l'immediatezza visiva che la distingue ( e non solo questa )".
....." in qualche modo il nostro progetto educativo per l'occasione, doveva tradursi in un coinvolgimento artistico, in considerazione dell'indirizzo dell'Istituto, per la sua sezione di mosaico.....".
....." Ampio fu il dibattito: nelle prime battute si scartò l'idea del monumento e nel frattempo si pensava a qualcosa che potesse avvicinare la nostra istituzione scolastica a quella militare della vicina caserma dei carabinieri. Si pensò allora ad un'opera frontale che supportasse un mosaico da sistemare nello spazio esterno all'edificio della caserma, ma che fosse ben visibile anche dlla recinzione dell'area militare. L'opera sarebbe stata realizzata in un laboratorio allestito in caserma, dove gli alunni si sarebbero recati di volta in volta a lavorare. Lo spirito dell'idea era di educare gli allievi a vivere dentro una zona militare vicini a questi uomini pronti alla nostra difesa. Ma durante le discussioni ci si rese conto che i motivi di sicurezza rendevano impossibile fare lavorare gli alunni all'interno di un'area militare. Si pensò dunque che , considerata la vicinanza dei due edifici, si poteva immaginare a qualcosa che mentalmente  e visivamente univa la Caserma e l'Istituto d'Arte ". 
Panoramica dall'Istituo in direzione della caserma dei carabinieri
    
...."I progetti non diventano sempre realtà, ma la speranza è viva...."
"Nel laboratorio di plastica si realizza così un frammento di muro su cui collocare la lapide, i fiori in ceramica, ma anche un graffito in mosaico." Il graffito è una frase scritta in cinquantadue caratteri, presi tra gli alfabeti di nove civiltà mediterranee e che vogliono essere decodificati, ma sul frammento i caratteri di una lingua misteriosa, che non si individua, ma che unisce di verse civiltà.


Il Graffito decodificato:
" Fino a quando i fiori germoglieranno odori nuovi respireremo "


  

EMANUELE BASILE



NEL PERENNE RICORDO DELLE VITTIME DI MAFIA

Il Capitano dei Carabinieri Emanuele Basile nasce a Taranto il 2 luglio del 1949, terzo di cinque figli, prima di intraprendere la carriera militare, superò il test di Medicina e riuscì a sostenere il difficile esame di Anatomia, ma i sentimenti di giustizia e legalità, valori fondamentali della sua vita, ebbero il sopravvento sulla professione medica.
Promosso Capitano dopo aver frequentato l'Accademia Militare di Modena, assunse nel luglio del 1978 il comando della Compagnia Carabinieri di Monreale nel quale avviò immediatamente una ampia azione investigativa nei confronti della mafia emergente sino a delinearne con precisione i protagonisti e le loro responsabilità.
Era da poco passata la mezzanotte di quel 3 di maggio del 1980 ed i festeggiamenti in onore del SS. Crocifisso, patrono di Monreale, volgevano al termine, quando il Capitano Basile rientrava in caserma, insieme alla moglie Silvana Musanti ed alla figlioletta Barbara di 4 anni che teneva in braccio addormentata, quando si delineò un vero e proprio agguato.
I killer, confusi tra la folla, aspettavano il passaggio del capitano dalla via Pietro Novelli, quattro  cinque colpi di pistola, in rapida successione, lo colpirono in varie parti del corpo e l'ultimo, il colpo di grazie alla nuca, non si fermarono neanche accorgendosi che teneva la figlioletta di 4 anni accoccolata tra le braccia.
La moglie disperata reagisce ed uno dei killer apre il fuoco anche contro di lei, ma un miracolo....un'agendina con la fodera d'argento che teneva in borsa le salva la vita perchè ferma la pallottola, l'Ufficiale in uniforme barcolla, si piega sulle gambe per poi cadere a terrasulla piccola Barbara miracolosamente rimasta illesa.
I killers si dileguano a bordo di un'auto A 112 beige e scatta la caccia all'uomo. 
Una folle corsa verso l'ospedale di Palermo dove i medici tenteranno di salvargli la vita con un delicato intervento chirurgico, ma il capitano muore dopo quattro ore di agonia nel reparto rianimazione dell'Ospedale di Palermo lasciando nel dolore la moglie Silvana ed il giudice Paolo Borsellino.
Gli assassini vengono catturati la stessa notte, mentre fuggivano nelle campagna vicine, ma verranno assolti tre anni dopo creando sgomento e rabbia sia nei magistrati che nei carabinieri.
I giudicidi palermitani sostengono che il capitani Basile fu ucciso perchè aveva continuato le indagini che stava svolgendo il commissario Giuliano quando venne assassinato.
In memoria dell'Ufficiale, è stata concessa la Medaglia d'oro al valor civile con la seguente motivazione: "Comandante di Compagnia distaccata, già distintosi in precedenti, rischiose operazioni di servizio, si impegnava, pur consapevole dei pericoli cui si esponeva, in prolungate e difficili indagini, in ambiente caratterizzato da tradizionale omertà, che portavano alla individuazione ed all'arresto di numerosi e pericolosi aderenti ad organizzazioni mafiose operanti anche a livello internazionale. Proditoriamente fatto segno a colpi d'arma da fuoco in un vile agguato tesogli da tre malfattori, immolava la sua giovane esistenza ai più nobili ideali di giustizia ed assoluta dedizione al dovere ..."    

giovedì 3 marzo 2011

STATI GENERALI SULL'OCCUPAZIONE

ISTITUIRE UN TAVOLO TECNICO PER AVVIARE INIZIATIVE PER FRONTEGGIARE L’EMERGENZA OCCUPAZIONE E PER LA DIFESA DELLA LEGALITA’

OGGI VERTICE A MONREALE

Parte da Monreale il primo incontro sugli Stati Generali dell’occupazione che si terrà stamattina alle ore 10.30, nella Sala Consiliare del Comune, dove si discuterà delle situazioni di disagio sociale, economico ed ambientale che attraversa il territorio che coinvolge famiglie  e giovani.  Al centro del dibattito promosso  dal sindaco Filippo Di Matteo e dal  presidente della Commissione Attività Produttive All’Ars Salvino Caputo, che ricopre la carica di vicesindaco della città normanna, sta la questione fondamentale: la mancanza di lavoro, e quindi di futuro, che continua a generare nuova emigrazione di nuclei famigliari e, soprattutto, di giovani. La Sicilia, in questo momento – ha dichiarato Di Matteo - sta attraversando una fase estremamente delicata per quanto concerne l’andamento dell’occupazione, e sta vivendo una contrazione delle condizioni di sviluppo economico e sociale, bisogna intervenire con estrema urgenza per individuare delle iniziative al fine di fronteggiare l’emergenza”.  Abbiamo ritenuto necessario creare un momentoha detto Caputo - di confronto con tutte le forze politiche, economiche, sociali ed imprenditoriali, oltre che sindacali, della città ma anche di altre istituzioni pubbliche, per individuare un percorso che consenta di delineare un piano di sviluppo generale. Ciò nella consapevolezza che provvedimenti importanti e straordinari rendano necessario il coinvolgimento di tutti coloro che rivestono ruoli importanti nel territorio”.  Alla  manifestazione vi prenderà  parte, fra gli altri, l’Assessore Regionale alle Attività Produttive Marco Venturi. “ Rilanciare la occupazione e assicurare sviluppo economico ha concluso Caputo – e’ un forte deterrente contro la Mafia “.

NASCE OGGI A MONREALE IL PATTO PER L’OCCUPAZIONE

Istituire un Tavolo tecnico con tutte le forze istituzionali, sociali, imprenditoriali e sindacali”. E’ quanto deciso stamane nel corso del primo
Incontro sugli Stati Generali dell’Occupazione che si è svolto nella Sala Consiliare del Comune, dove si è discusso delle situazioni di disagio sociale, economico ed ambientale che attraversa il territorio che e che coinvolge le famiglie e soprattutto i giovani. Al centro del dibattito promosso dal sindaco Filippo Di Matteo e dal presidente della Commissione Attività Produttive all’Ars Salvino Caputo che ricopre la carica di vicesindaco della città normanna, sta la questione fondamentale: la mancanza di lavoro, e quindi di futuro, che continua a generare nuova emigrazione di nuclei familiari e soprattutto di giovani.
 Alla  manifestazione vi hanno preso   parte, fra gli altri, il Capo di Gabinetto dell’Assessore Regionale alle Attività Produttive Leonardo Pipitone , il presidente del Patto Territoriale Alto Belice Corleonese Luigi Vallone,  Antonella Catanese dell’Ircac, Mario Filippello e Giovanni Casamento del CNA, Li Greci della Camera del Lavoro di Palermo e Filippo Tusa dell’Ascom.

La Sicilia, in questo momento ha dichiarato Di Matteo - sta attraversando una fase estremamente delicata per quanto concerne l’andamento dell’occupazione, e sta vivendo una contrazione delle condizioni di sviluppo economico e sociale, bisogna intervenire con estrema urgenza per individuare delle iniziative al fine di fronteggiare l’emergenza”. 

 “ Siamo soddisfatti di avere raggiunto un accordo  che ci consentirà di creare animazione nel territorio  questo incontro è stato determinante  in quanto rappresenta un momentoha detto Caputo

- di confronto con tutte le forze politiche, economiche, sociali ed imprenditoriali, oltre che sindacali, della città ma anche di altre istituzioni pubbliche, per individuare un percorso che consenta di delineare un piano di sviluppo generale. Ciò nella consapevolezza che provvedimenti importanti e straordinari rendono necessario il coinvolgimento di tutti coloro che rivestono ruoli importanti nel territorio”. 


BREVE STORIA DEL SIGNIFICATO DELLA PAROLA MAFIA

LA SICILIA E LA MAFIA




.........ma che significa questa parola mafia?
E come si è originata?
E come è venuta la mafia in Sicilia?
E qual'è stata la sua evoluzione storica, dai tempi più antichi a quelli più recenti?
Cominciamo dal nome.
Esso deriva dall'arabo, come taluni credono: non da maha (cava di pietre), nè da mahias ( spavalderia ), né da mùafa ( oscurità o protezione, né tanto meno fa Maafir, che è il nome di una tribù berbera: perchè oltre al fatto che quattro etimi, e così contrastanti, sono decisamente troppi per una sola parola, non si vede perchè si debba trovare ad ogni costo un'etimologia araba per una parola che è entrata nell'uso comune in Sicilia soltanto nel 1862, cioè quando da secoli nessuno parlava più arabo in Sicilia ( e proprio questa assoluta ignoranza della lingua araba in Sicilia, il maltese abate Vella potè impiantare nella Sicilia del Settecento la sua " arabica impostura " ).
Nè si vede perchè questa parola debba derivare dal soprannome di una donna di Licata, che nel 1658 era soprannominata, chissà per quali motivi, " Mafia "; né sono da prendere per buoni alcuni fantasiosi acrònimi, di cui il primo risalirebbe addirittura al periodo del Vespro del 1282, e significherebbe " Morte Ai Francesi Italia Anela " ( ed è inaccettabile, perché nel 1283 non esisteva ancora il concetto storico di Italia, contrapposto a quello di Francia, e specialmente in Sicilia; perchè allora in Sicilia non si parlava in italiano, ma in siciliano o in latino; e perché lo slogan del Vespro siciliano non fu questa frase, ma il grido popolare " Mora, mora! ), come ricorda Dante in Paradiso,canto VIII, v. 75 ); mentre il secondo acronimo apparterrebbe al periodo risorgimentale, e significherebbe " Mazzini Autorizza Furti Incendi Avvelenamenti " ( ed é semplicemente risibile il supporre che Giuseppe Mazzini sia stato un " padrino " della mafia siciliana; e poi c'è da osservare che la mafia del tempo non si serviva di avvelenamenti per eliminare i suoi avversari, ma di armi da fuoco, o del pugnale dei sicari ); ed il terzo acronimo, che è dei nostri giorni ( 1983 ), risulta ancor meno accettabile, perchè significherebbe " Mazzetta Affarismo Favoritismo intrallazzo Arricchimento", che è una constatazione delle attività illecite della mafia, e non certo una spiegazione etimologica.
La parola siciliana mafia non deriva né dall'arabo nè da questi fantasiosi acrònimi, perchè deriva dal toscano, dove esiste da secoli nella forma con due effe, maffia: e così fu introdotta in Sicilia subito dopo l'Unità.
In Toscana essa significa " miseria ", oppure " ostentazione vistosa, spocchia " ; e nella forma con due effe, maffia, essa fu adoperata dagli studiosi e dagli scrittori siciliani come Giuseppe Alongi, Napoleone Colajanni, Giuseppe De Felice, Nino Martoglio che per primi si occuparono di questo scottante problema sociale; ed ancora nel 1920 lo scrittore siciliano E.M. Morelli pubblicava a Palermo , con la casa editrice S. Dòmino, un romanzo intitolato " I delitti della maffia " ( con due effe ).
Nell'uso popolare, il termine in Sicilia entrò nel 1862. Lo riscontriamo nel lavoro teatrale di Giuseppe Rizzotto " I mafiusi di la Vicarìa di Palermu " che è di quell'anno; e la parola aveva già subito il fenomeno dell'affievolimento fonetico, comune ad altre parole toscane entrate nell'uso comune siciliano, per cui " macchina " diventa màchina, " malattia " malatia, e " mattino " matinu;
e questa parola toscana, divenuta mafia in Sicilia, servì ad indicare sia l'organizzazione segreta delle classi popolari, che proprio nella " mafia " di allora trovavano la difesa contro lo strapotere delle classi dominanti; sia braveria e l'ostentazione vistosa, tipica dei " mafiosi " di allora ( si pensi al " compar Alfio " della Cavalleria rusticana  di Verga ).
Ed ancor oggi, in Sicilia, l'aggettivo qualificativo " mafiusu " indica non soltanto l'appartenenza ad una "cosca" malavitosa, ma indica anche l'avvenenza di una persona, o la vistosità di un oggetto, per cui una bella ragazza è "na picciotta mafiusa", un vestito elegante o un'auto prestigiosa sono "un vistitu mafiusu" , "na màchina mafiusa", perchè il popolo che vedeva nel mafioso d'allora il suo difensore e il suo vìndice, accomunava l'idea di giustizia sociale con quella dell'avvenenza e della prestanza fisica.
Storicamente, la malavita organizzata in Sicilia si ebbe in periodo spagnolo, dal '500 in poi.Sono infatti del secolo XVI i primi bandi dei vicerè contro la delinquenza organizzata; e all'origine le prime "cosche" avevano nomi locali e particolari: a Palermo i "Beati Paoli", e la Cùncuma";
a Monreale gli "Stuppagghiara"; a Bagheria i "Fratuzzi", e così via.
E al periodo spagnolo appartiene pure la triplice organizzazione della malavita meridionale, secondo la nota leggenda dei tre fratelli spagnoli Osso, Mastrosso e Scacagnosso, che per amore di giustizia si trasferirono dalla Spagna nell'Italia meridionale, e fondarono la camorra in Campania, la 'ndrangheta in Calabria, e la mafia in Sicilia. Leggende a parte, gli Spagnoli possedevano già nel secolo XV le loro onorate società  (e infatti le chiamavano "Società degli uomini d'onore" nelle cardunas che risultano operanti a Toledo dal 1412; e dalla Spagna si diramarono nei possedimenti spagnoli in Italia, compresa la Lombardia, come ci dimostrano i promessi sposi di Alessandro Manzoni,

la cui azione si svolge dal 1628 al 1630, in una società civile che risulta mafiosa a tutti e tre livelli: al livello di base col boss rurale Don Rodrigo, al livello medio con l'Innominato (che non è una figura di fantasia, perchè è il personaggio storico di Bernardino Visconti), e al livello di "cupola" con il "Conte-zio", che interviene autorevolmante per il trasferimento di padre Cristoforo da Pescare-nico a Rimini " che è una bella passeggiata". come dice il Manzoni.
E nella descrizione del Manzoni non mancano neppure " i consiglieri della mafia", rappresentati da Egidio; nè mancano "i killers", rappresentati dai "bravi".
Quella descritta dal Manzoni è una società mafiosa veramente completa, e moderna.
In Sicilia, questa società segreta importata dagli spagnoli attecchì benissimo, e se ne capisce il motivo: era il mezzo con cui le classi subalterne potevano difendersi dalle soverchierie dei potenti, con punizioni immediate, esemplari e plateari; e . come ha scritto nel 1900 il sociologo siciliano Napoleone Colajanni, professore all'Università di Napoli, nel suo libro La Sicilia dai Borboni ai Sabaudi "la mafia divenne l'unico mezzo per gli umili, per i poveri e pei lavoratori, di essere temuti e rispettati.E a lei si dettero i ribelli, gli offesi, le vittime".
Il recente sviluppo storico della mafia siciliana - ben diversa da quella originaria - passa per tre stadi ben definiti:


 la mafia rurale (1860 - 1946),




















La mafia cittadina ( 1946 - 1977 )






La mafia internazionale ( dal 1977 in poi )

tutti caratterizzati dalla collusione col potere costituito: cosa di cui ebbi la certezza, quando nel 1958 a Palermo domandai ad un colonnello dei Carabinieri, mio amico, perchè non arrestassero i mafiosi, dal momento che essi ne conoscevano i nomi, le residenze e le attività delittuose; e l'alto ufficiale mi diede l'illuminante risposta: " E l'ordine di arrestarli, chi me lo dà, lei?" ..........


(brano tratto da " BREVE STORIA DELLA SICILIA DALL'ORIGINE AI NOSTRI GIORNI - DI SANTI CORRENTI) 

martedì 1 marzo 2011

SI TROVA AL " VILLAGGIO MONTANO" DI SAN MARTINO DELLE SCALE

Monreale 28 febbraio 2011

Si è svolta stamattina al Villaggio Montano di San Martino delle Scale la consegna di un bene confiscato alla mafia che è stato affidato dal Comune di Monreale, alla cooperativa sociale Koinè.
L'ente si occupa di portare avanti iniziative a favore dei ragazzi e bambini disagiati. Alla cerimonia di consegna, hanno preso parte, fra gli altri, il sindaco di Monreale Filippo Di Matteo, l'assessore ai beni confiscati Salvino Caputo, il presidente della Commissione Regionale Antimafia Lillo Speziale, il presidente della'Associazione Antiracket " Liberi di Lavorare ", Lia Giangreco, l'assessore Marco Intravaia ed il presidente della cooperativa " Koinè " Giulio Sapienza. 
L'ampia villa a tre piani, confiscata a Vito Priolo, fa parte di una serie di beni confiscati assegnati dalla giunta Di Matteo a seguito di un bando predisposto dall'Ufficio speciale per i beni confiscati dal Comune di Monreale per finalità sociali, imprenditoriali e culturali.

" Abbiamo messo a disposizione di enti ed associazioni - ha detto Di Matteo - i principali beni che possono essere utilizzati per finalità sociali, istituzionali ed occupazionali, per trasformare i patrimoni sottratti ai boss in occasioni di sviluppo economico e di nascita di nuove forme occupazionali ".

" Siamo veramente soddisfatti di aver messo a disposizione questo bene - ha aggiunto l'assessore Caputo - vi sorgerà una casa famiglia per ragazzi disagiati, sono queste le iniziative che bisogna realizzare su beni simbolo dell'opulenza mafiosa, che solo in questo modo torneranno alla società civile." 


Nella foto  Giuseppe Messina comandante Carabinieri San Martino delle Scale, Lia Giangreco presidente associazione Antiraket, l’assessore Marco Intravaia, , il sindaco di Monreale Fililppo Di Matteo Lillo Speziale presidente commissione regionale Antimafia ,l'assessore ai beni confiscati Salvino Caputo, e il presidente della Cooperativa Koirè Giulio Sapienza e il Comandante della Forestale di San Martino delle Scale Giovanni Sapienza