giovedì 3 marzo 2011

BREVE STORIA DEL SIGNIFICATO DELLA PAROLA MAFIA

LA SICILIA E LA MAFIA




.........ma che significa questa parola mafia?
E come si è originata?
E come è venuta la mafia in Sicilia?
E qual'è stata la sua evoluzione storica, dai tempi più antichi a quelli più recenti?
Cominciamo dal nome.
Esso deriva dall'arabo, come taluni credono: non da maha (cava di pietre), nè da mahias ( spavalderia ), né da mùafa ( oscurità o protezione, né tanto meno fa Maafir, che è il nome di una tribù berbera: perchè oltre al fatto che quattro etimi, e così contrastanti, sono decisamente troppi per una sola parola, non si vede perchè si debba trovare ad ogni costo un'etimologia araba per una parola che è entrata nell'uso comune in Sicilia soltanto nel 1862, cioè quando da secoli nessuno parlava più arabo in Sicilia ( e proprio questa assoluta ignoranza della lingua araba in Sicilia, il maltese abate Vella potè impiantare nella Sicilia del Settecento la sua " arabica impostura " ).
Nè si vede perchè questa parola debba derivare dal soprannome di una donna di Licata, che nel 1658 era soprannominata, chissà per quali motivi, " Mafia "; né sono da prendere per buoni alcuni fantasiosi acrònimi, di cui il primo risalirebbe addirittura al periodo del Vespro del 1282, e significherebbe " Morte Ai Francesi Italia Anela " ( ed è inaccettabile, perché nel 1283 non esisteva ancora il concetto storico di Italia, contrapposto a quello di Francia, e specialmente in Sicilia; perchè allora in Sicilia non si parlava in italiano, ma in siciliano o in latino; e perché lo slogan del Vespro siciliano non fu questa frase, ma il grido popolare " Mora, mora! ), come ricorda Dante in Paradiso,canto VIII, v. 75 ); mentre il secondo acronimo apparterrebbe al periodo risorgimentale, e significherebbe " Mazzini Autorizza Furti Incendi Avvelenamenti " ( ed é semplicemente risibile il supporre che Giuseppe Mazzini sia stato un " padrino " della mafia siciliana; e poi c'è da osservare che la mafia del tempo non si serviva di avvelenamenti per eliminare i suoi avversari, ma di armi da fuoco, o del pugnale dei sicari ); ed il terzo acronimo, che è dei nostri giorni ( 1983 ), risulta ancor meno accettabile, perchè significherebbe " Mazzetta Affarismo Favoritismo intrallazzo Arricchimento", che è una constatazione delle attività illecite della mafia, e non certo una spiegazione etimologica.
La parola siciliana mafia non deriva né dall'arabo nè da questi fantasiosi acrònimi, perchè deriva dal toscano, dove esiste da secoli nella forma con due effe, maffia: e così fu introdotta in Sicilia subito dopo l'Unità.
In Toscana essa significa " miseria ", oppure " ostentazione vistosa, spocchia " ; e nella forma con due effe, maffia, essa fu adoperata dagli studiosi e dagli scrittori siciliani come Giuseppe Alongi, Napoleone Colajanni, Giuseppe De Felice, Nino Martoglio che per primi si occuparono di questo scottante problema sociale; ed ancora nel 1920 lo scrittore siciliano E.M. Morelli pubblicava a Palermo , con la casa editrice S. Dòmino, un romanzo intitolato " I delitti della maffia " ( con due effe ).
Nell'uso popolare, il termine in Sicilia entrò nel 1862. Lo riscontriamo nel lavoro teatrale di Giuseppe Rizzotto " I mafiusi di la Vicarìa di Palermu " che è di quell'anno; e la parola aveva già subito il fenomeno dell'affievolimento fonetico, comune ad altre parole toscane entrate nell'uso comune siciliano, per cui " macchina " diventa màchina, " malattia " malatia, e " mattino " matinu;
e questa parola toscana, divenuta mafia in Sicilia, servì ad indicare sia l'organizzazione segreta delle classi popolari, che proprio nella " mafia " di allora trovavano la difesa contro lo strapotere delle classi dominanti; sia braveria e l'ostentazione vistosa, tipica dei " mafiosi " di allora ( si pensi al " compar Alfio " della Cavalleria rusticana  di Verga ).
Ed ancor oggi, in Sicilia, l'aggettivo qualificativo " mafiusu " indica non soltanto l'appartenenza ad una "cosca" malavitosa, ma indica anche l'avvenenza di una persona, o la vistosità di un oggetto, per cui una bella ragazza è "na picciotta mafiusa", un vestito elegante o un'auto prestigiosa sono "un vistitu mafiusu" , "na màchina mafiusa", perchè il popolo che vedeva nel mafioso d'allora il suo difensore e il suo vìndice, accomunava l'idea di giustizia sociale con quella dell'avvenenza e della prestanza fisica.
Storicamente, la malavita organizzata in Sicilia si ebbe in periodo spagnolo, dal '500 in poi.Sono infatti del secolo XVI i primi bandi dei vicerè contro la delinquenza organizzata; e all'origine le prime "cosche" avevano nomi locali e particolari: a Palermo i "Beati Paoli", e la Cùncuma";
a Monreale gli "Stuppagghiara"; a Bagheria i "Fratuzzi", e così via.
E al periodo spagnolo appartiene pure la triplice organizzazione della malavita meridionale, secondo la nota leggenda dei tre fratelli spagnoli Osso, Mastrosso e Scacagnosso, che per amore di giustizia si trasferirono dalla Spagna nell'Italia meridionale, e fondarono la camorra in Campania, la 'ndrangheta in Calabria, e la mafia in Sicilia. Leggende a parte, gli Spagnoli possedevano già nel secolo XV le loro onorate società  (e infatti le chiamavano "Società degli uomini d'onore" nelle cardunas che risultano operanti a Toledo dal 1412; e dalla Spagna si diramarono nei possedimenti spagnoli in Italia, compresa la Lombardia, come ci dimostrano i promessi sposi di Alessandro Manzoni,

la cui azione si svolge dal 1628 al 1630, in una società civile che risulta mafiosa a tutti e tre livelli: al livello di base col boss rurale Don Rodrigo, al livello medio con l'Innominato (che non è una figura di fantasia, perchè è il personaggio storico di Bernardino Visconti), e al livello di "cupola" con il "Conte-zio", che interviene autorevolmante per il trasferimento di padre Cristoforo da Pescare-nico a Rimini " che è una bella passeggiata". come dice il Manzoni.
E nella descrizione del Manzoni non mancano neppure " i consiglieri della mafia", rappresentati da Egidio; nè mancano "i killers", rappresentati dai "bravi".
Quella descritta dal Manzoni è una società mafiosa veramente completa, e moderna.
In Sicilia, questa società segreta importata dagli spagnoli attecchì benissimo, e se ne capisce il motivo: era il mezzo con cui le classi subalterne potevano difendersi dalle soverchierie dei potenti, con punizioni immediate, esemplari e plateari; e . come ha scritto nel 1900 il sociologo siciliano Napoleone Colajanni, professore all'Università di Napoli, nel suo libro La Sicilia dai Borboni ai Sabaudi "la mafia divenne l'unico mezzo per gli umili, per i poveri e pei lavoratori, di essere temuti e rispettati.E a lei si dettero i ribelli, gli offesi, le vittime".
Il recente sviluppo storico della mafia siciliana - ben diversa da quella originaria - passa per tre stadi ben definiti:


 la mafia rurale (1860 - 1946),




















La mafia cittadina ( 1946 - 1977 )






La mafia internazionale ( dal 1977 in poi )

tutti caratterizzati dalla collusione col potere costituito: cosa di cui ebbi la certezza, quando nel 1958 a Palermo domandai ad un colonnello dei Carabinieri, mio amico, perchè non arrestassero i mafiosi, dal momento che essi ne conoscevano i nomi, le residenze e le attività delittuose; e l'alto ufficiale mi diede l'illuminante risposta: " E l'ordine di arrestarli, chi me lo dà, lei?" ..........


(brano tratto da " BREVE STORIA DELLA SICILIA DALL'ORIGINE AI NOSTRI GIORNI - DI SANTI CORRENTI) 

2 commenti:

  1. In uno stato sociale qualitativamente fasullo si radica la criminalita mafiosa.

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  2. In uno stato sociale qualitativamente fasullo si radica la criminalita mafiosa.

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